Fave secche biologiche |
Questo blog è nato con l'intento
d'esser un blog contro certe forme di globalizzazione. Contro sistemi
culturali che vengono imposti coattivamente e che vengono accettati
senza esser voluti. Ecco quindi che ho parlato dell'ikea, come stile
anonimo imposto alle masse, e l'acqua in bottiglia, un mercato che è
stato costruito per vendere bottiglie di plastica e non per vendere
acqua.
Oggi voglio parlarvi di un'altra cosa,
da un altro punto di vista.
Siamo arrivati al 17 ottobre, e tutti i
luoghi comuni ci portano verso le frasi come “l'estate è finita”,
“fa freddo non ci sono più le mezze stagioni” ecc ecc.
La mia idea di autunno e di ottobre,
invece, coincide con l'arrivo dei legumi. Dell'odore diffuso per la
casa dovuto alla loro lunga cottura, e dal calore, non solo a livello
di temperatura, che ti infondono.
Oggi voglio parlarvi della Vicia Faba,
comunemente detta fava. Da noi in Puglia è un piatto tipico, lo è
però anche in altre parti del mondo con altre forme di cottura e
altri condimenti. Però la fava ha qualcosa in più: non è un piatto
che può esser consumato come un panino, come delle patatine, non è
da fastfood.
La fava, qui da noi, ma anche altrove,
è un piatto slow. È lento perché, fortunatamente, ha un sapore
particolare e non è apprezzato da tutti, ed è proprio la
particolarità che rende le cose uniche. Ed è nel particolare che
risiede l'esser no-global di qualcosa. La fava non è un sapore
adatto a tutti e quindi non è buono per tutti. Chi sceglie di
mangiare le fave, lo sceglie e si siede a tavola, le gusta.
In Puglia, una volta, si
prendeva anche la fava secca contro i dolori di pancia o di stomaco.
Se ne prendeva una e la si metteva sotto la lingua, lasciandola
sciogliere per un bel po' di tempo. Era un rimedio naturale,
consigliato dai nonni, di quelle cose che non si fanno più. E la
cosa magnifica è che se chiedi a chi te ne parla, non ha la minima
idea del perché passi il mal di pancia, è così e basta. È questa
la tradizione, una fiducia dogmatica in ciò che il passato ti
insegna. Noi non ce ne facciamo più niente delle tradizioni, abbiamo
il maalox. Però la fava, come tante altre cose ovviamente, ha
segnato questa terra e l'ha resa particolare. Mangiare le fave, con
le cicorie magari, seduti a tavola con un pezzo di pane e del vino
(per chi lo apprezza) è qualcosa che lotta contro tutte le
multinazionali del cibo e non solo. Lotta contro la velocità e
contro le culture dominanti. Non è detto che sia un bene difendere
le culture locali, però qui da noi la fava è questo, anche. Anche
se non ci pensa nessuno. È una lotta silenziosa. Così come in
silenzio, ascoltando solo i rumori del cucchiaio o della forchetta
nel piatto, vanno mangiate. Buon appetito.
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